segni latenti

PAROLE MASCHERE PRIGIONI

Le parole oltre a servire per comunicare sono anche segni convenzionali inventati dall’uomo per farsi comprendere. Termini fondamentali usati come idiomi quotidiani. Significati precisi presi come punti di partenza per una reciproca comprensione. Linguaggi del sapere costruiti a vantaggio di formulazioni leggibili e comprensibili. Il legame tra la parola e il suo significato è puramente esterno e tuttavia, in conseguenza dell’uso frequente, quel legame diviene tanto stretto da indurci a prendere la parola per il suo significato,  a identificare le parole con gli oggetti che indicano. Artaud fu nemico della parola appiattita sul significato, asservita alla sola funzione comunicativa: moneta di scambio, il significato, che non è nella parola e non nasce con la parola, ma esiste fuori e prima di essa. Concordie o conflitti?

Il teatro era visto da Artaud come luogo in cui dare senso a un disagio o a una sofferenza esistenziale; la scena, sosteneva,  offre la possibilità di rinascere altro, ricomponendo quei dualismi che nella vita quotidiana sono in conflitto.  Evidenziava la necessità di contribuire con il teatro  a far emergere nuove persone in sostituzione di quell’unica maschera, sempre uguale a se stessa, rigida e mai mutevole, che è la maschera della sofferenza. Chi si trova stretto nella morsa della sofferenza, è impossibilitato a vagare tra le maschere. Difficile diventa l’incontro con l’altro dentro di sé.  Il teatro può incidere, contribuire  a trasformare la realtà, le modalità interpersonali, gli stili, gli atteggiamenti, i comportamenti e le mentalità collettive. Può divenire strumento di analisi e discussione dei rapporti umani e in ambito psichiatrico, strumento di cambiamento, capace di incidere profondamente sugli aspetti intimi delle persone.

All’attore non si chiede altro che una sperimentazione continua di nuove “maschere”, di vivere la propria persona in una pluralità di personaggi rappresentati/rivissuti in scena. Uno stato di disagio. Alla persona in crisi non si chiede di poter  ampliare i propri orizzonti imprigionati dalla maschera della sofferenza? Di sperimentare e vivere nuove dimensioni dell’essere umano evidenziando similitudini, differenze e divergenze, rappresentando il proprio “stato del disagio ”?
Nuove isole di un teatro sociale nascono, laboratori di parole e linguaggi nuovi, segni spesso incomprensibili, ad un dato sapere chiuso nelle proprie certezze.  Segni latenti di un teatro di ricerca. Il senso di smarrimento che  ci coglie rispetto al disagio, ci aiuta a con-prendere il teatro.
Come diverse volte le parole, alcune parole ci imprigionano in una visione del mondo.


Un uomo cammina di notte su e giù lungo una spiaggia, agitando freneticamente una lanterna. A decidere se sia un pazzo o un salvatore, è l’eventuale barca in mezzo al mare che ha perso la rotta e sta per fare naufragio.  M. KUNDERA Lo specchio

SEGNI LATENTI

Il significato, è ciò che l’essere umano attribuisce a qualsiasi cosa capiti nella sua relazione con il proprio mondo esterno ed interno, ed è sull’acquisizione, sulla comprensione, sulla comunicazione, sulla trasmissione del significato di ciò che gli capita in quella relazione  che egli fonda la sua vita individuale e sociale. Dare significato alle cose, come suggerisce l’etimo latino – fare segni – è un’attività dell’uomo usata per la propria sopravvivenza. Il segno, viene creativamente fabbricato diventando rappresentazione arbitraria e convenzionale, simbolo sia del segno a cui si riferisce sia dell’oggetto, dell’evento, dell’aspetto dell’ambiente a cui il segno stesso rimanda. Simbolo, termine la cui prima accezione indica la metà di una tessera, di un dado, di un anello o di un altro oggetto che serviva da segno di riconoscimento – la cui autenticità veniva provata dal perfetto combaciare con l’altra metà corrispondente a riformare l’intero – e che per estensione diventa “parola d’ordine”, “ insegna, emblema, simbolo, segno, indizio.

Segni latenti vuole essere un contributo al processo di integrazione sociale attraverso il teatro; punto di riferimento, osservatorio privilegiato di un teatro  diverso, di un teatro a disagio. Spazio di riflessione culturale e di stimolo esperienziale.  Tempo di conoscenza di contesti di integrazione, di teatri e emarginazione. Di teatri d’emergenza e emergenti. Di teatri a volte nascosti.


IL PROGETTO

Il progetto propone di organizzare a Padova una manifestazione denominata SEGNI LATENTI; una rassegna teatrale dedicata ai gruppi e alle produzioni teatrali da loro allestite, che prevedono la partecipazione di persone a disagio sul piano psichico.
Ragioni di integrazione sociale, valenze riabilitative e culturali, necessità di rappresentare bisogni di persone considerate diverse e di conoscere ed intrecciare significativi rapporti tra esperienze analoghe, stanno alla base della proposta manifestazione.
Ma non solo: le aspirazioni culturali e le radicate tradizioni democratiche e solidali della popolazione locale, la partecipazione e l’interesse dimostrati in occasione di simili avvenimenti testimoniano l’attesa di accedere a forme e contenuti teatrali di segno diverso e a volte nascosti. Segnali del bisogno di un teatro antievasivo e anticonsumistico, legato a problemi  e tematiche reali.
Le rilevanti testimonianze storico-artistiche e ambientali offerte dalla città di Padova si propongono inoltre  come scenario ideale per una manifestazione all’aperto, di tipo nuovo e culturalmente qualificata.
Evento sociale oltre che artistico che in ambito europeo trova riscontri nel Festival Internacional de Personas con Discapacidad di Almagro (Spagna) e con il Festival Teatrale di Salonicco (Grecia).


GLI OBIETTIVI

Alcuni obiettivi che la rassegna si propone sono:

  • stabilire un contatto con realtà culturali e gruppi teatrali nazionali ed internazionali che operano nel disagio psichico con i quali fondare un rapporto concreto di collaborazione;
  • stimolare un dialogo con la città di Padova e paesi limitrofi su tematiche inerenti il disagio e le arti espressive, attraverso la proposta di spettacoli, convegni, dibattiti;
  • caratterizzare la rassegna rispetto ad altre, partendo dalla sperimentazione di forme diverse di utilizzo dello spazio e dell’architettura urbane con il teatro, trasportando e adattando  spettacoli dal “chiuso” all’aperto;
  • coinvolgere le persone a disagio che attualmente seguono o hanno seguito le precedenti esperienze teatrali con il nostro gruppo, nell’organizzazione della rassegna, intesa come ulteriore contributo alla riabilitazione delle stesse;
  • sviluppare una conoscenza e un dibattito sul disagio psichico e sulle possibilità riabilitative delle arti espressive, attraverso la presenza di esperti e studiosi di teatro e psichiatria.

LA STRUTTURA DEL FESTIVAL

Scene & Visioni
Spettacoli e performances
Sezione dedicata alla presentazione di spettacoli teatrali, da parte di compagnie e gruppi che operano nell’ambito del disagio psichico.



Teorie & assiomi
Sezione dedicata agli interventi tematici inerenti il teatro e il significato che lo stesso assume nelle pratiche psichiatriche, terapeutiche e riabilitative.


Videre latens
Videoproiezioni ed esperienze
Sezione dedicata alla presentazione video delle esperienze teatrali, laboratori, condotti in ambito riabilitativo.


Actio onis
Registi e operatori teatrali nella riabilitazione psicosociale: esperienze in laboratorio. Uno spazio di conoscenza e trasmissione di metodiche e azioni di lavoro, di tecniche e pratiche teatrali.

Khartes
Contributi teorici e progetto documentazione. Sezione espositiva e spazio di consultazione bibliografico-documentativa e video. Progetto di realizzazione del catalogo dell’intera rassegna.


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