o dell’ambigua e labile identità
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1600 l’ordine religioso delle Figlie della Croce, nel cui terreno secondo loro è sepolto Cyrano de Bergerac. Si ritengono depositarie della leggenda e della storia dell’eroe, la rinnovano di volta in volta aprendo le porte del loro monastero ad amici e conoscenti. Accolti a gruppi dalle suore gli spettatori – testimoni vengono condotti davanti alla Madre superiora e, tra le altre cose, viene detto loro che Rossana è ancora lì, nel loro monastero che ricama; la possono vedere materialmente sotto un albero del chiostro. La prima scena scopre il corpo di Cyrano morto, con un fiore in mano, e una maschera a lato, una presenza – assenza, evanescente, quella della maschera che, non vista dalle suore, rappresenta un fato contrario, un destino avverso. Rossana aspetta dunque Cyrano, che vediamo già morto. Ma cosa aspetta? Da sotto la maschera – destino si stacca la figura di un bambino con una spada in mano, si avvicina a Cyrano si inginocchia davanti al suo corpo e simultaneamente infilza la spada dentro la sua mano, vicino al fiore; ri-uccide un Cyrano già morto? Il bambino, mentre ricompone le vesti del Cyrano, racconta della sorte dell’eroe ritornando al momento della sepoltura, vissuta da spettatore, ma viene interrotto dall’arrivo delle suore che lo cacciano via con maniere spicce. Una maschera destino che rappresenta la morte nasconde un bambino – testimone, a sua volta, che rappresenta la vita. Il corpo di Cyrano, avvolto da un panno nero, viene portato via da alcuni servi di scena (o servi del monastero?), vestiti a lutto: dalla mano del Cyrano cade il fiore. Le suore introducono il primo atto, (saranno in realtà il trait-d’union in tutti gli atti), il teatro del Palazzo di Borgogna: il portiere del teatro entra e raccoglie un fiore come fosse carta straccia. Nel primo atto della commedia di Rostand compare Cyrano de Bergerac, ma lo spettatore assiste qui all’entrata simultanea di due Cyrano, che parlano entrambi il testo teatrale. Lo spettatore – astante vede due Cyrano, ma quanti ne vive, quanti ne accetta? I due Cyrano sono diversi, fisicamente e caratterialmente: uno eroico, spavaldo, corrispondente all’immagine che ognuno può avere del personaggio; l’altro non meno eroico e spavaldo ma più umano, con caratteristiche comiche, più vicino, in apparenza, alla realtà. Alla fine del primo atto il Cyrano eroico incita tutti gli astanti a seguirlo alla Porta di Nel, dove darà modo di far conoscere la sua abilità di spadaccino e il suo altruismo: anche lo spettatore viene trasportato fisicamente dall’azione scenica alla Porta di Nel, che simbolicamente varcherà. L’inizio del secondo atto rappresenta invece la pasticceria del poeta Ragueneau, dove avverrà l’incontro con Rossana, e dove lei confesserà il suo amore per un giovane cadetto, Cristiano di Neuvillette.Ma la Rossana che appare allo spettatore non è la stessa che ha già visto ricamare all’inizio. L’altruismo del Cyrano eroico viene ancora messo in luce, dal rapporto e dalla complicità che nasce con Cristiano.
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L’atto terzo viene introdotto, oltre che dalle suore, anche dal bambino: la comparsa del Cyrano umano viene sottolineata con la frase: “L’importante è che il personaggio scelto rappresenti la volontà di tutti e l’aspirazione di ciascuno”. Il Cyrano umano gioca tutto il suo intervento nell’atto terzo: avrà a che vedere con altre due Rossane, ma non con la prima, unicamente destinata ad avere un rapporto con Cyrano eroico. Il Cyrano umano ironizza e distrugge la figura del Cyrano eroico, sottolineata dalla perdita continua di cavalli, dal mettersi impudentemente le dita nel naso, dal confessare la presenza di errori d’ortografia nelle lettere da lui scritte, dall’imprudenza con la quale avverte Rossana del prossimo incontro con Cristiano nel suo giardino, dalla superficialità grossolana con la quale affronta le situazioni. E’ un Cyrano lucido, impudente, grezzo, la sua dimensione e i suoi dialoghi sfiorano la follia. Nello stesso tempo è espressione di un sentimento reale di gelosia e di volontà di possesso nei confronti di Rossana, e di rivalità nei confronti di Cristiano. Che tuttavia cerca di aiutare fattivamente, anche se per far questo lo umilia più volte trattandolo come un bambino. Cristiano d’altronde non sembra vivere la diversità caratteriale e di atteggiamento nei suoi confronti, dei due Cyrano, (ma lo spettatore fa lo stesso? e esistono realmente queste diversità?) vivendoli come parti differenti della stessa persona. All’inizio dell’atto quarto Cristiano, leggendo una delle lettere scritte per lui da Cyrano, comincia a maturare coscienza della sua falsa identità. Atto quarto che trasporta ancora fisicamente ed emotivamente gli spettatori – astanti nel pieno della battaglia di Arras, nell’accampamento dei cadetti: in una delle scene seguenti Cristiano, ormai pericolosamente consapevole della verità, cerca di uccidere il Cyrano eroico, quel Cyrano che veramente l’aiutava, quel Cyrano che veramente lo tradiva. Viene tuttavia fermato da Rossana, e muore a sua volta (casualmente o suicida?). Assistiamo ancora alla battaglia di Arras, dove le suore travestite da cadetti uccidono dei corpi, salvando così la loro anima, ma rientrate nel monastero, all’inizio dell’ultimo atto, si purificano cantando una canzone – salmo, e uscite da una tenda – chiostro parlano alle anime da loro stesse uccise.
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Nell’ultimo atto si compie la tragedia, una doppia tragedia: Rossana inconsapevolmente già prigioniera della sua ragione, nel chiostro del monastero, dà alcuni leggeri segni della sua vicina follia. Da quanto tempo aspetta Cyrano? E per quanto lo aspetterà? Cyrano non le confesserà il suo amore fino alla fine se non attraverso un’ambigua frase: “No, no mio caro amore, io non vi ho mai amato!” Alla morte del Cyrano Rossana capisce di aver amato un’unica persona che ha perso due volte, ma è troppo tardi: al suo grido di disperazione, le suore la distolgono dal corpo di Cyrano. Tutto è finito, tutto ricomincia. Del Cyrano umano non si vede più nulla, non lo si vede vivere, ma soprattutto non lo si vede morire. Sparisce, nel nulla. Ma cosa non muore con lui, che parte di Cyrano, che parte di noi stessi? Dopo la morte di Cyrano la maschera – destino ritorna e con lei il bambino con un fiore in mano, si avvicina a Cyrano si inginocchia davanti al suo corpo e simultaneamente infilza il fiore dentro la sua mano, narrando la stima e l’affetto che nutriva per lui; ri-vive un Cyrano già morto? E Rossana vuole continuare o è condannata a vivere in un monastero? La storia di Cyrano si rinnova per volontà delle suore dell’Ordine delle Figlie della Croce o per necessità di Rossana? Rossana viene protetta o nascosta? Accontentata o sedata? E chi sono le suore?
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