atreides_anaxandron

e alla luce del lupo ritornano
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Se vogliamo far cessare l’orrore della guerra, affinché la vita possa continuare, è necessario comprendere e immaginare. Non esiste una soluzione pratica alla guerra, poichè una mente pratica è più attrezzata per la sua conduzione, che per la sua elusione. La guerra appartiene alla nostra anima come verità archetipica del cosmo, è opera e al tempo stesso errore umano.Possiamo solo aprire gli occhi su questa terribile verità e dedicare tutta la nostra appassionata intensità a minare la messa in atto della guerra, forti del coraggio che la cultura possiede, anche nei secoli bui, di continuare a cantare mentre resiste alla guerra.
(Un terribile amore per la guerra, James Hillman)
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TEATRO-ARTAUD,-AGAMMENNONE14L’ultima produzione della nostra trilogia greca. La prima parte dell’Orestea di Eschilo. La saga degli Atridi, Erope e il banchetto dei figli di Tieste, il sacrificio di Ifigenia, il ratto di Elena, lo stupro di Cassandra, l’uccisione di Agamennone per mano della moglie Clitemnestra e del suo amante Egisto, la passione di Elettra, l’assassinio di Oreste. Guerra, delitto e vendetta. L’indissolubile legame fra la violenza e il tragico nel teatro greco ha sommato in sé due termini che si sostanziano vicendevolmente, l’uno non potendo esistere senza l’altro. La saga degli Atridi, legata alla città di Micene, è funestata da una catena luttuosa fra le più impressionanti: si tratta, a leggere le vicende in chiave razionalistica, di efferate lotte per il potere, per la sua conquista e il suo ancor più arduo mantenimento; racconto, materia narrativa fatta del ricordo di un’epoca lontana, passata alla leggenda e filtrata infine all’epoca storica ammantata da una violenza inaudita. I nostri giorni.

TEATRO-ARTAUD,-AGAMMENNONE96Atreides_Anaxandron si rifà ad alcune saghe legate a luoghi diversi della Grecia in cui per generazioni si trascinano il delitto e la vendetta fino alla completa espiazione o dissoluzione della famiglia che ne è protagonista. Le famigerate discendenze degli Atridi o dei Labdacidi estinguono in più generazioni la maledizione primaria che i padri portano scritta nel proprio nome: la(m)bda, la lettera con due ‘gambe’ lievemente asimmetriche caratterizza Làbdaco “lo storpio”; il piede zoppo di Edipo, edi-poùs, ‘piede gonfio’. O il banchetto sacrilego di Tieste che, ignaro, ingannato dal fratello Atreo, banchetta con le carni dei suoi figli: “Per chiunque abbia competenza nei nomi, è del tutto chiaro ciò che significa il nome Atreo. Infatti esso risulta perfettamente appropriato a lui, sia nel senso di ‘indomabile’ (ateirés), sia in quello di ‘intrepido’ (àtreston), sia in quello di ‘accecato dal male’ (ateròn)” (Platone, Cratilo). Spesso all’origine della maledizione che grava su queste stirpi si colloca la violazione di un interdetto gravissimo, la violazione di un tabù che apre una frattura non ricomponibile con una qualche forma di conciliazione. Solo la morte può sciogliere il nodo.

atreidesMa da guerre e vendette, dai fatti di sangue, si origina talora una palingenesi – in genere affidata alle nuove generazioni, ai figli che compiono, con il delitto, un liberatorio atto finale per spegnere la malvagità dei tiranni o vendicare il sopruso subito, credendo così di chiudere la catena di sangue. Generazioni che, anche oggi, alla luce del lupo ritornano.

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